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Safety Day 2010: una folla incontenibile , un grande successo !

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lunedì 13 dicembre 2010

La crisi psicotica in classe: un caso di Stress Lavoro Correlato (SLC).

Preoccupante episodio accaduto in una scuola italiana. In questo articolo del 10 dicembre 2010 scrive il Dott. Vittorio Lodolo D'Oria – studioso del Disagio Mentale Professionale dei docenti. Eccolo di seguito.

Quando scatta la crisi psicotica in classe
“Dà in escandescenze in classe: prof ricoverata all’ospedale con un TSO. Anche questo è Stress Lavoro Correlato (SLC): non tanto perché di origine professionale (potrebbe infatti essere dovuto a un’anamnesi familiare positiva per patologie psichiatriche simili), quanto perché si è manifestato a scuola, cioè sul lavoro. L’episodio serva pertanto a far riflettere sul fatto che lo SLC non è lo stress necessariamente indotto dalla professione, bensì lo stress che il lavoratore esercita sul lavoro a prescindere dalla sua origine (professionale o extraprofessionale).

da Repubblica30 novembre 2010   pagina 7   sezione: Torino
Momenti di paura ieri nella scuola media Giacomo Leopardi in via XXIV maggio a Trofarello. Appena iniziate le lezioni nell’ aula della seconda C, l’ insegnante di inglese ha improvvisamente perso il controllo dei nervi e ha dato in escandescenze. Coraggiosamente affrontata dalla preside, la docente è stata poi bloccata dai carabinieri e ricoverata all’ ospedale di Moncalieri dove è stata sottoposta al trattamento sanitario obbligatorio. Il primo segno di squilibrio la professoressa Albina G., stimata docente di inglese e «veterana» del corpo insegnante della Leopardi lo ha dato quando ha spedito, senza nessun motivo, un alunno fuori della classe. Il bimbo, mentre i suoi venti compagni della seconda C restavano nei banchi paralizzati dallo stupore nel vedere l’ insegnante accanirsi contro la cattedra, ha chiesto aiuto alla bidella dicendo: «Credo che la maestra non si senta troppo bene, sta facendo cose strane». La bidella è corsa dalla preside, la professoressa Valeria Fantino che non ha perso tempo e si è precipitata nella classe della seconda C affrontando coraggiosamente l’ insegnante che stava rovesciando a terra banchi e sedie sotto gli occhi sbarrati dei bimbi. Secondo alcune testimonianze la professoressa Albina G. avrebbe minacciato la preside brandendo una sedia e le avrebbe lanciato contro anche il cestino della carta. La professoressa Fantino però minimizza e spiega: «Non credo che ci sia mai stato un momento di vero pericolo. Di certo l’ incolumità degli alunni non è mai stata a rischio. Purtroppo l’ insegnante è stata colta da una crisi improvvisa e inaspettata ma tutto è durata pochi minuti e si concluso senza danni per nessuno…». Per calmare la professoressa Albina però è stato necessario non solo l’ intervento del 118 (immediatamente chiamato dalla presidenza) ma anche dei carabinieri della stazione di Trofarello. Dopo il ricovero della docente all’ ospedale di Moncalieri le lezioni per gli alunni della seconda C sono continuate con la proiezione di un film e con l’ intervento della preside che ha di fatto sostituito l’ insegnante di inglese. E che ora spiega: «Ho spiegato loro che capita nella vita che le persone, per colpa dello stress o per altri motivi, abbiamo un momento di crisi. Ho voluto spiegare loro che cosa era effettivamente successo così da evitare equivoci e interpretazioni sbagliate e soprattutto che qualcuno degli alunni rimanesse traumatizzato dall’ episodio…».”

martedì 7 dicembre 2010

Safety Day 2010: una folla incontenibile , un grande successo !



Si è svolto ieri 6 Dicembre a Roma il Safety Day, la Giornata Nazionale per la Sicurezza sul Lavoro promossa da FIRAS-SPP, il sindacato dei RSPP e ASPP Italiani, dedicata alla responsabilità sociale dell’impresa e dei professionisti della sicurezza attraverso lo studio del caso ThyssenKrupp nel terzo anniversario della più grave tragedia del lavoro degli ultimi anni, e nella seconda parte dedicata alle novità circa la valutazione dello Stress Lavoro Correlato , prima iniziativa nazionale in materia a pochi giorni dall’emanazione della Circolare del Ministero del Lavoro e mentre aziende e professionisti si apprestano ad espletare l’obbligo della valutazione.

Circa 20 relatori di levatura nazionale , parlamentari, esperti, esponenti di sindacati,associazioni professionali, si sono susseguiti alla tribuna , mentre la platea e la galleria erano letteralmente assediate da una folla incontenibile , decine di colleghi provenienti da tutt’italia si sono dovuti arrangiare sedendo sui gradini delle scale che conducono alla galleria del centro Congressi Frentani, nel cuore di Roma, mentre gli altri seduti in terra nei corridoi occupavano ogni spazio possibile, i meno fortunati si sono dovuti accontentare dell’androne dell’ingresso tanto che è stato necessario lasciare aperte le ampie porte d’ingresso.

A detta del personale del Centro Congressi Frentani, si è trattato della manifestazione più partecipata degli ultimi anni con una partecipazione quasi doppia della capacità d’accoglienza del centro Congressi facendo temere seri problemi di accoglienza.

Oltre 800 i partecipanti registrati, ma moltissimi altri colleghi hanno preferito saltare le formalità di registrazione, rinunciando all’attestato di partecipazione, pur di ascoltare gli interventi.

Un grande successo politico di FIRAS-SPP che si conferma, dopo la grande affermazione del Safety & Quality Forum 2010 svoltosi a fine Maggio, come l’organizzazione più dinamica e attiva del mondo della sicurezza sul lavoro.

Straordinaria la partecipazione di giovani e donne , come mai negli eventi precedenti, dato che ha colpito ogni osservatore, e una partecipazione geografica così vasta che ha sorpreso gli stessi organizzatori.

La Manifestazione si è svolta in una atmosfera di grande attenzione e carica di un entusiasmo che solo chi vi ha preso parte è in grado di descrivere, nonostante l’organizzazione spartana e tutta concentrata allo studio dei temi all’ordine del giorno.

Un minuto di silenzio per ricordare le vittime della Thyssenkrupp ha aperto i lavori ingenerando una fortissima emozione e poi di filato con la sola pausa di un’ora per un leggero lunch.

I lavori si sono conclusi con l’annuncio dei due appuntamenti nazionali che già costituiscono l’ossatura dell’”Agenda Sicurezza sul Lavoro” di FIRAS-SPP, dal 6 al 10 Giugno 2011 il tradizionale appuntamento del Safety,Quality & Environment Forum 2011 ( per informazioni www.sqe-forum.com ) e il Safety Day 2011 a Roma il 6 Dicembre 2011 per la giornata Nazionale per la Sicurezza sul Lavoro (per informazioni www.safetyday.it ).

Euforia per nuovo il grande successo conseguito nel Gruppo Dirigente di FIRAS-SPP che si appresta al suo Congresso che si svolgerà con meeting regionali in tutt’Italia durante tutto il 2011 e si concluderanno il 5 Dicembre 2011 con l’elezione del nuovo Consiglio Nazionale e Segreteria Nazionale.


Stress :Malattie e carichi tra gli eventi-sentinella

La circolare ministeriale dispone che valutazione del rischio lavoro-correlato dovrà seguire due fasi.

È considerato obbligatorio e fondamentale il primo momento di verifica. Tutti i datori di lavoro, anche di aziende di piccole dimensioni devono effettuare questa parte che avrà contenuti essenzialmente oggettivi, verificabili e, ove possibile, traducibili in numeri. L'indagine deve essere svolta su:

La prima fase

- dati statistici (indici su infortuni, assenze per malattia, turn-over) ed "eventi-sentinella" (ad esempio, segnalazioni del medico competente, lamentele di lavoratori);

- contenuto del lavoro (carichi e orari di lavoro);

- analisi del contesto di lavoro (stato delle comunicazioni lavorative, esistenza di conflitti interpersonali).

A questa fase dovranno collaborare tutte le figure interne o esterne che si occupano di sicurezza sul lavoro.

Ove «non emergano elementi di rischio tali da richiedere» azioni correttive, secondo le linee guida, la valutazione è conclusa: il datore e il suo staff sono tenuti a «darne conto nel Documento di valutazione» e a fissare solo «un piano di monitoraggio» per il periodo successivo.

La seconda fase

La fase di approfondimento sarà solo eventuale, in ciò non discostandosi dalle procedure tecniche anche internazionali più accreditate. Se buona parte delle procedure elaborate da vari soggetti istituzionali o tecnici richiedono la seconda fase ove la prima abbia rilevato un significativo rischio, la commissione rende meno probabile la fase di approfondimento: essa è necessaria solo ove la prima fase abbia richiesto azioni correttive e qualora le azioni correttive non abbiano dato i frutti sperati e gli elementi di rischio continuino a sussistere.

Queste azioni potranno comprendere interventi quali, ad esempio, modifiche dell'organizzazione aziendale, comunicazione interna, formazione e procedure.

Solo se si verificheranno le due condizioni occorrerà procedere a una rilevazione di tipo soggettivo che coinvolgerà i lavoratori, mediante questionari e/o interviste e/o focus group che riguarderanno, in specie, indicatori statistici sul tema, eventi-sentinella, contenuto e contesto di lavoro.

Nelle aziende con massimo 5 lavoratori la seconda fase potrà svolgersi, semplicemente, mediante riunioni dirette al "problem solving" e alla valutazione degli interventi fatti.

A questo punto secondo l'articolo 29 comma 3 del Dlgs n. 81, è da presumere che il vertice e il suo staff debbano avviare eventuali azioni correttive, suggerite dall'analisi svolta, e fissare un programma più intenso di monitoraggio

sabato 4 dicembre 2010

Stress da lavoro correlato, sei consigli per le aziende

Dal monitoraggio costante agli interventi per diminuire i livelli di stress, gli spunti che NorthgateArinso propone ai manager delle risorse umane

Sei consigli che vogliono fornire uno spunto di riflessione ai manager delle risorse umane sullo stress da lavoro correlato. Li propone NorthgateArinso in vista dell'entrata in vigore della normativa in base alla quale, dal 31 dicembre, i datori di lavoro dovranno effettuare la valutazione dei rischi relativi, appunto, allo stress da lavoro.

Innanzitutto, una premessa: i fattori che influiscono sulla psiche, e quindi sulla produttività del dipendente, possono essere di diversa natura. Un periodo economico difficile come quello che caratterizza l'attuale congiuntura, spiega la società di consulenza, «rappresenta un pericolo alla stabilità alimentando non solo le paure per l'incertezza lavorativa, ma anche quelle che conseguono all'assunzione di nuove responsabilità derivanti dal sottodimensionamento dei gruppi di lavoro». Un'altra causa di stress può essere rappresentata dai rapporti con i colleghi e con il capo, così come la competizione che si respira fra le scrivanie.

L'impegno dell'ufficio delle risorse umane è quello di garantire, quotidianamente, che i processi comunicativi interni e anche quelli verso l'esterno siano impostati in un'ottica di chiarezza ed efficacia, di sviluppare e implementare facilities come asili, convenzioni che garantiscano un buon livello di work life balance, e in genere di favorire l'utilizzo di strumenti che agevolino la diminuzione delle pressioni, come il lavoro flessibile e, appunto, i servizi. Ma il team Hr può anche farsi promotore di vere e proprie policy aziendali a tutela del benessere del lavoratore.

Fatte queste premesse, vediamo nello specifico quali sono le sei linee guida suggerite da NorthgateArinso.

• In primo luogo, l'azienda deve impegnarsi a monitorare costantemente i livelli di stress fra il personale

• Quindi identificare i fattori di stress presenti al proprio interno

• Eseguire una valutazione periodica degli "stressor"

• Garantire l'implementazione di un sistema in grado di analizzare, valutare e rispondere agli eventuali fattori di rischio

• Garantire interventi ad hoc finalizzati a diminuire costantemente i livelli di stress, come azioni formative, focus group, e così via

• Infine, porsi in ascolto di eventuali richieste di aiuto

«Se davvero, come spesso si dice, le risorse umane sono l'asset più importante delle aziende - sottolinea Cristiana Rossi, HR manager di NorthgateArinso Italia -, diventa fondamentale garantire un alto livello di benessere organizzativo che permetta loro di essere motivate, fidelizzate e soddisfatte del ruolo che rappresentano in azienda. L'ufficio HR è il motore del processo di sviluppo dei dipendenti, e deve quindi farsi garante della sicurezza e di livelli bassi o minimi di stress. Per questo motivo, iniziative volte a valutare, analizzare, monitorare, prevenire e gestire situazioni potenzialmente a rischio di stress devono partire e/o coinvolgere sempre l’area HR».

Barbara Weisz

3 Dicembre 2010

Fonte Manager on line

giovedì 18 novembre 2010

Stress lavoro-correlato: Ecco le linee guida di valutazione approvate Commissione Consultiva

* di Pierpaolo Masciocchi Membro della Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro

Fonte Professioni e Imprese 24 del 17 Novembre 2010


Come noto, l’articolo 28, comma 1, del D.Lgs 9 aprile 2008, n. 81 ha previsto che la valutazione dei rischi debba essere effettuata tenendo conto, tra l’altro, dei rischi da stress lavoro-correlato, secondo i contenuti dell’accordo europeo dell’8 ottobre 2004. In ragione delle difficoltà operative ripetutamente segnalate in ordine all’individuazione delle corrette modalità di attuazione di tale previsione legislativa, in sede di adozione delle disposizioni integrative e correttive al D.Lgs 81/2008, è stato introdotto all’articolo 28 il comma 1-bis, con il quale si è attribuito alla Commissione consultiva il compito di formulare indicazioni metodologiche in ordine al corretto adempimento dell’obbligo, finalizzate a indirizzare le attività dei datori di lavoro, dei loro consulenti e degli organi di vigilanza.

La Commissione ha costituito un proprio comitato a composizione tripartita il quale, a seguito di ampio confronto tra i propri componenti, ha elaborato un percorso metodologico che rappresenta il livello minimo di attuazione dell’obbligo di valutazione del rischio da stress lavoro-correlato per tutti i datori di lavoro pubblici e privati, licenziato dalla Commissione consultiva nella propria riunione del 17 novembre 2010.

Il documento indica presenta elementi di forte positività sia per la sua articolazione strutturale, semplice e lineare, sia per i contenuti che appaiono in linea con quanto previsto dalla normativa vigente e, in particolare, dall’accordo interconfederale 9 giugno 2008. Quest’ultimo, oltre a ribadire che la valutazione del rischio da stress lavoro-correlato, al pari di quanto avviene per tutti gli altri rischi, deve essere effettuata dal datore di lavoro nell’ambito della propria organizzazione e secondo i criteri già delineati dal quadro normativo vigente, afferma i seguenti ulteriori passaggi:



- Non tutti i luoghi di lavoro sono necessariamente interessati dallo stress (art. 1, comma 2)

- Non tutte le manifestazioni di stress sono necessariamente negative (art. 3, comma 2)

- Lo stress non è una malattia (art. 3, comma 3)

- Non tutte le manifestazioni di stress sul lavoro possono essere considerate come stress lavoro-correlato (art. 3, comma 4)

- L’individuazione dello stress può implicare analisi di fattori oggettivi e soggettivi (art. 4, comma, 2)

- Il compito di stabilire le misure per prevenire, eliminare o ridurre lo stress spetta al datore di lavoro e le misure sono adottate con la partecipazione e la collaborazione dei lavoratori e/o dei loro rappresentanti (art. 4,comma 5)

- La gestione dei problemi di stress può essere condotta sulla scorta del generale processo di valutazione dei rischi (art. 5, comma 2)

- Laddove nel luogo di lavoro non siano presenti professionalità adeguate, possono essere chiamati esperti esterni (art. 6, comma 2)

Sulla scorta di questi passaggi fondamentali dell’accordo, e, quindi, della legge che impone la valutazione dei rischi, gli elementi essenziali delle indicazioni ministeriali prevedono:

- un’analisi preliminare da parte del datore di lavoro della presenza dei fattori oggettivi di rischio (art. 4, comma 2) dando la priorità a quelli che possono essere i “segnali” denotativi di problema di stress lavoro-correlato (art. 2, comma 1) e degli indicatori (art. 4, comma 1) da condursi secondo le modalità indicate negli articoli 28 e 29 del D.Lgs n. 81/2008 e tenendo conto dei gruppi di lavoratori interessati (previa consultazione del RLS);

- l’individuazione delle misure necessarie da parte del datore di lavoro (art. 4, comma 3);

- l’adozione delle stesse con il coinvolgimento del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (art. 4, comma 5);

- nell’ipotesi eventuale di perduranti evidenze di stress, la necessità di svolgere l’analisi percettiva (ad es., con l’utilizzo di test mirati ai singoli) e di adottare misure individuali (art. 6, comma 1). Quest’analisi dovrà essere attivata unicamente nel caso in cui la fase preliminare riveli elementi di rischio stress e le misure di correzione adottate a seguito della stessa, dal datore di lavoro, si rivelino inefficaci.

- vista la logica di semplificazione presente nel D.lgs n. 81/2008, la possibilità per il datore di lavoro, una volta effettuata la valutazione del rischio, di adottare direttamente le eventuali misure individuali (art. 6, comma 1), soprattutto (ma non esclusivamente) nelle aziende che occupano pochi lavoratori.



Le indicazioni ministeriali inoltre, nel ribadire con estrema chiarezza che la valutazione del rischio stress lavoro-correlato è parte integrante della valutazione dei rischi e che deve essere effettuata (come per tutti gli altri fattori di rischio) dal datore di lavoro avvalendosi del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP) con il coinvolgimento del medico competente, ove nominato, e previa consultazione del Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS/RLST), indicano un percorso logico e metodologico inteso a permettere una corretta identificazione dei fattori di rischio da stress lavoro-correlato e, conseguentemente, a consentire al datore di lavoro la pianificazione e la realizzazione di misure di eliminazione o, quando essa non sia possibile, di riduzione al minimo di tale fattore di rischio.

A tale scopo, viene chiarito che le necessarie attività devono essere compiute con riferimento a tutti i lavoratori, compresi dirigenti e preposti. La valutazione, inoltre, deve prendere in esame non singoli ma gruppi omogenei di lavoratori (per esempio per mansioni o partizioni organizzative) che risultino esposti a rischi dello stesso tipo secondo una individuazione che ogni datore di lavoro può autonomamente effettuare in ragione della effettiva organizzazione aziendale (potrebbero essere, ad esempio, i turnisti, i dipendenti di un determinato settore oppure chi svolge la medesima mansione, etc).

Un ulteriore elemento di rilievo contenuto nelle linee guida riguarda l’interpretazione circa la data di decorrenza della valutazione. Viene infatti previsto che la data del 31 dicembre 2010, di decorrenza dell’obbligo previsto dall’articolo 28, comma 1-bis, del D.Lgs n. 81/2008, debba essere intesa come data di avvio delle attività di valutazione. La programmazione temporale delle suddette attività di valutazione e l’indicazione del termine finale di espletamento delle stesse devono essere riportate nel documento di valutazione dei rischi. Gli organi di vigilanza, ai fini dell’adozione dei provvedimenti di propria competenza, terranno conto della decorrenza e della programmazione temporale di cui al precedente periodo. Si evidenzia, inoltre, che i datori di lavoro che, alla data della pubblicazione delle indicazioni metodologiche, abbiano già effettuato la valutazione del rischio da stress lavoro-correlato coerentemente ai contenuti dell’accordo europeo dell’8 ottobre 2004, come recepito dall’accordo interconfederale del 9 giugno 2008, non debbano ripetere l’indagine ma siano unicamente tenuti all’aggiornamento della medesima nelle ipotesi previste dall’art. 29, comma 3, del D.Lgs n. 81/2008.

La valutazione si articola in due fasi: una necessaria (valutazione preliminare); l’altra eventuale, da attivare nel caso in cui la valutazione preliminare riveli elementi di rischio da stress lavoro correlato e le misure di correzione adottate a seguito della stessa, dal datore di lavoro, si rivelino inefficaci.

A) Valutazione preliminare (necessaria): analisi condizioni oggettive



La fase preliminare consiste nella rilevazione, da parte del datore di lavoro, di indicatori oggettivi e verificabili, ove possibile numericamente apprezzabili, appartenenti quanto meno a tre distinte famiglie:

1. Eventi sentinella quali ad esempio: indici infortunistici; assenze per malattia; turnover; procedimenti e sanzioni; segnalazioni del medico competente; specifiche e frequenti lamentale formalizzate da parte dei lavoratori. I predetti eventi sono da valutarsi anche sulla base di parametri omogenei individuati internamente alla azienda (es. andamento nel tempo degli indici infortunistici rilevati in azienda).

2. Fattori di contenuto del lavoro quali ad esempio: ambiente di lavoro e attrezzature; carichi e ritmi di lavoro; orario di lavoro e turni; corrispondenza tra le competenze dei lavoratori e i requisiti professionali richiesti.

3. Fattori di contesto del lavoro quali ad esempio: ruolo nell’ambito dell’organizzazione, autonomia decisionale e controllo; conflitti interpersonali al lavoro; evoluzione e sviluppo di carriera; comunicazione (es. incertezza in ordine alle prestazioni richieste).

In questa prima fase possono essere utilizzate liste di controllo applicabili anche dai soggetti aziendali della prevenzione che consentano una valutazione oggettiva, complessiva e, quando possibile, parametrica dei fattori dei punti che precedono.

In relazione alla valutazione dei fattori di contesto e di contenuto di cui sopra (punti 2 e 3 dell’elenco) occorre sentire i lavoratori e/o i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (RLS/RLST). Nelle aziende di maggiori dimensioni è possibile sentire un campione rappresentativo di lavoratori. La scelta delle modalità tramite cui sentire i lavoratori è rimessa al datore di lavoro anche in relazione alla metodologia di valutazione adottata.

Ove dalla valutazione preliminare non emergano elementi di rischio da stress lavoro correlato tali da richiedere il ricorso ad azioni correttive, il datore di lavoro sarà unicamente tenuto a darne conto nel Documento di Valutazione del Rischio (DVR) e a prevedere un piano di monitoraggio.

Diversamente, nel caso in cui si rilevino elementi di rischio da stress lavoro correlato tali da richiedere il ricorso ad azioni correttive, si procede alla pianificazione ed alla adozione degli opportuni interventi correttivi (ad esempio, interventi organizzativi, tecnici, procedurali, comunicativi, formativi, etc). Ove gli interventi correttivi risultino inefficaci, si procede, nei tempi che la stessa impresa definisce nella pianificazione degli interventi, alla fase di valutazione successiva (c.d. valutazione approfondita).

B) Valutazione approfondita (eventuale): analisi condizioni soggettive



La valutazione approfondita prevede la valutazione della percezione soggettiva dei lavoratori, ad esempio attraverso differenti strumenti quali questionari, focus group, interviste semistrutturate, sulle famiglie di fattori/indicatori di cui all'elenco sopra riportato. Tale fase fa riferimento ovviamente ai gruppi omogenei di lavoratori rispetto ai quali sono state rilevate le problematiche.

Nelle aziende di maggiori dimensioni è possibile che tale fase di indagine venga realizzata tramite un campione rappresentativo di lavoratori.

Nelle imprese che occupano fino a 5 lavoratori in luogo dei predetti strumenti di valutazione approfondita, il datore di lavoro può scegliere di utilizzare modalità di valutazione (es. riunione) che garantiscano il coinvolgimento dei lavoratori nella ricerca delle soluzioni e nella verifica della loro efficacia.


Ecco le linee guida

giovedì 21 ottobre 2010

lunedì 6 settembre 2010

Ma cos'è il BURNOUT?

Il termine burnout è stato utilizzato per la prima volta negli anni Trenta nello sport. Questo termine era utilizzato per descrivere la condizione fisica di alcuni atleti che, avendo esaurito tutte le loro energie, non avevano alcuna possibilità di recupero.

Attualmente il termine è utilizzato nel campo della psicologia del lavoro per indicare una sindrome. La sindrome da burnout studiata in maniera approfondita dalla psichiatra C. Maslach, è una manifestazione sintomatologica che colpisce le persone che svolgono lavori che richiedono uno stretto contatto con gli utenti del servizio. Il burnout, insieme al mobbing, è una condizione che negli ultimi anni ha interessato molto gli studi in psicologia del lavoro.

I professionisti che sono maggiormente esposti al rischio di sviluppare questa sindrome sono spesso impiegati in tutte quelle professioni definite di “relazione d’aiuto” includenti oltre che una prestazione professionale anche un coinvolgimento personale. Fanno parte delle professioni di relazione d’aiuto tutte le attività che s’iseriscono nell’area sanitaria, assistenziale, educativa, sociale, ecc (medici, infermieri, insegnanti, educatori, poliziotti, ecc.).

venerdì 3 settembre 2010

LAZIO/SANITA': FIALS CONFSAL, REGIONE ATTIVI CONTROLLI SU STRESS LAVORO

LAZIO/SANITA': FIALS CONFSAL, REGIONE ATTIVI CONTROLLI SU STRESS LAVORO


(ASCA) - Roma, 2 set - La Regione attivi controlli per valutare la sicurezza e lo stress sul lavoro. Lo ha dichiarato in una nota il segretario regionale della Fials Confsal, Gianni Romano, in seguito ai recenti casi in cui si ipotizza che le liti in corsia siano state la causa di episodi di malasanita'.

''Gli ultimi recenti e presunti episodi di malasanita' - ha dichiarato - che sono arrivati in pasto all'opinione pubblica come casi allarmanti, possono essere stati causati dallo stress psicofisico correlato al lavoro in corsia, pertanto si impone un atto di risoluta verifica e di dovere istituzionale. La Nostra Organizzazione chiede che la Regione si impegni a garantire la sicurezza sanitaria anche in casi che riguardano stress eccessivi nei luoghi di lavoro. Per questo servono controlli accurati in tutte le strutture sanitarie e checkup sugli operatori''.

''Certo e' che le pesanti responsabilita' e i turni di lavoro massacranti ai quali sono sottoposti medici e infermieri nel tempo - ha proseguito - possono anche provocare situazioni di grave stress psicofisico che puo' far degenerare nell'ambito lavorativo anche liti per futili motivi. E in merito a questa precisa situazione, vorremmo ricordare alla presidente del Lazio Polverini la circolare di Confindustria che analizza quali e quanti casi di stress a causa di pressioni psicofisiche debbono essere analizzati e identificati come stress correlato al lavoro. Sembra davvero che questi avvenimenti fortuiti facciano al caso nostro.

Invitiamo la presidente a dargli un'occhiata e prendere le opportune decisioni''.

''E' per questo - ha concluso - che procediamo con una serie di nuovi quesiti da porre alla presidente e commissario alla Sanita': chiediamo in quante aziende sanitarie (Asl e ospedali, policlinici e Irrcs) e' stato attivato un supporto psicologico riservato al personale interno e soprattutto come l'Istituzione regionale intende rimediare alle manifeste carenze di organico. Infatti il Lazio e' sotto organico di 5.000 infermieri e centinaia di medici lavorano con contratti di sostituzione. Non vorremmo che la logica della Regione fosse quella di diminuire offerta per scoraggiare la richiesta a recarsi presso le strutture pubbliche''.

(Asca)

sabato 28 agosto 2010

giovedì 26 agosto 2010

Fine delle vacanze: come combattere lo stress da rientro

I sintomi sono : sonnolenza, disturbi intestinali, acidità di stomaco, stanchezza cronica, emicranie, tachicardie. Per limitare i danni da stress da rientro si possono utilizzare alcuni accorgimenti.

Prima di tutto la gradualità. Se è possibile riadattarsi progressivamente ai ritmi lavorativi, magari iniziare da metà settimana o con un orario ridotto e part time.


Poi mantenere qualche occupazione vacanziera dopo il lavoro: andare a correre, andare a fare il bagno in piscina o al lago sfruttando le belle giornate. Poi curare un’alimentazione non troppo pesante, con molta frutta meglio se mangiata lontana dai pasti. Anche il rientro dalle vacanze è meglio anticiparlo di almeno un giorno, avendo la possibilità di restare a casa prima del lavoro per 24 o 48 ore.

martedì 24 agosto 2010

Gli Infermieri ? Tra i più stressati

Tra le categorie professionali più a rischio da stress lavoro-correlato rientrano gli operatori del settore sanitario: una ricerca, effettuata dalla rivista trimestrale Assistenza infermieristica e ricerca, ha dimostrato che durante la notte vi è un sovraccarico lavorativo per gli infermieri. FONTE BLOG INFERMIERI AUTONOMI.

Tra le categorie professionali più a rischio da stress lavoro-correlato rientrano gli operatori del settore sanitario, dai portantini agli educatori di comunità, dai medici agli infermieri.

Tra i più soggetti a disagi fisici e psicologici, in massima parte causati da eccessivi carichi di lavoro, con assunzioni di decisioni e responsabilità che non competono loro, vi sono gli infermieri impiegati nei turni di notte.

Per una pura credenza metropolitana di notte il lavoro negli ospedali è più tranquillo, così il personale infermieristico e medico è presente in numero minore rispetto ai turni diurni, ed i pochi infermieri in corsia sono costretti ad affrontare situazioni critiche da soli, senza adeguato supporto medico.

Una ricerca, effettuata dalla rivista trimestrale Assistenza infermieristica e ricerca, ha dimostrato che durante la notte vi è un sovraccarico lavorativo per gli infermieri, in quanto i pazienti nelle ore buie vedono acuirsi lo stato di ansia e preoccupazione dovuti allo stato di salute e chiedono continuamente l'intervento degli infermieri per avere informazioni sulla loro salute così come semplicemente per essere rassicurati.

Su un campione di 115 pazienti, ricoverati in quattro diversi reparti dell'Azienda ospedaliera-universitaria di Udine, controllati per dodici notti consecutive, è emerso che ciascun malato ha chiamato gli infermieri quattro volte, con un'incidenza del 42,4% tra le 21 e le 23, e che solo per il 3,1% dei casi era effettivamente necessario l'intervento del medico di guardia.

Tale ricerca dimostra chiaramente l'aumento del carico di lavoro per gli infermieri notturni, sia per la pressione psicologica dei ricoverati, sia per il numero esiguo di personale, sia per problemi puramente organizzativi (cartelle cliniche e risultati di analisi conservati in luoghi lontani dalle corsie) con un aumento di stress lavoro-correlato, che si traduce dapprima nel rischio concreto di mancata assistenza al malato e poi di maggiori infortuni nella categoria ( in media gli infortuni che riguardano i lavoratori del settore sanitario sono maggiori del 30% rispetto ad altre categorie lavorative).

I sintomi e la patologie legate allo stress da lavoro che colpiscono gli infermieri notturni sono in costante aumento con la conseguenza di un numero maggiore di assenze lavorative per malattia.

Questo comporta un'ulteriore diminuzione delle risorse disponibili e un impatto psicologico negativo sui pazienti ricoverati che avvertono una minor sicurezza sul loro stato di salute, fonte di forti stati di ansia e depressioni che provocano un deterioramento delle condizioni cliniche generali, spesso causa di conseguenze irreparabili.

lunedì 23 agosto 2010

Forse le bugie hanno le gambe corte, ma combattono lo stress

Robert Feldman, professore di psicologia all’università del Massachusetts, ha pubblicato un libro sulle bugie “Liar: the truth about lying”, in cui sostiene che le bugie aiutano ad evitare i problemi legati sia allo stress lavoro correlato sia alle varie relazioni interpersonali, di cui si nutre la società.

Il libro, frutto di 25 anni di ricerche, studi ed osservazioni sul comportamento umano, dimostra in maniera elementare che per vivere bene, o meglio per sopravvivere, il nostro cervello deve mentire.

Infatti così come gli animali mentono per evitare attacchi di predatori (basti pensare alle trasformazioni del camaleonte) anche l’uomo agisce nello stesso modo all’interno della moderna società con l’aggiunta però del libero arbitrio.

Ne deriva che le bugie c.d. benevole o a basso rischio aiutano a vivere nel benessere, senza sentirsi soffocati dai continui cambiamenti della società, e consentono alla società stessa di progredire; dall’altro lato della medaglia le bugie malevole, agendo nel lungo periodo creano un’impalcatura così grande da non proteggere più l’uomo ma da soffocarlo, creando i meccanismi tipici dello stress, dal senso di frustrazione alla vergogna, dall’ansia agli stati depressivi.

E allora per evitare lo stress da lavoro lasciamo aperta la porta alle piccole bugie, a tutte le mezze verità dette senza malizia, che ci consentono di lavorare sereni e vivere tranquilli.

Lavoro, quello stressante piace di più !

Lavoro, più c’è stress più piace!

È uscita una classifica su CarrerCast, un portale famoso di annunci di lavoro negli Stati Uniti. E, a sorpresa, risulta che i lavori più ricercati in assoluto sono quelli più stressanti, quelli dove si lavora di più ma – almeno negli States – si guadagna di più e si fa carriera. Eppure tanti hanno detto stop allo stress correlato al lavoro e si rifiutano di stare in ufficio o in altro luogo per 15 ore. Per stimare la qualità del lavoro il sito ha messo a punto delle variabili che tengono conto di stress, sforzo fisico, ambiente di lavoro, reddito e prospettive di carriera.

Novità? Poche visto che il lavoro più stressante in assoluto è il pompiere – poco sonno, ansia perenne, rischi da lavoro correlato notevoli tra fuoco e fiamme. Eppure migliaia sono entrati nell’organico contenti di avere un posto fisso nei VVF. Sembra che nelle città nordamericane sia molto stressante fare il Senior corporate executive perché dirigere un gruppo di lavoro e un’azienda comporta un dispendio di energie notevole. Per il resto famosi stressati sono i piloti, i tassisti, i chirurghi: impossibile negarlo, la responsabilità è tanta e avere a che fare con il traffico e i casi urgenti mette la stessa adrenalina in circolo e nella valutazione dei rischi da stress lavoro correlato sono sempre tra i primi ad essere riconosciuti a rischio.

Altri sono quelli che vivono un ambiente di competizione come i pubblicitari e gli immobiliari, sempre pronti a scattare per eliminare la concorrenza. Eppure, piuttosto che la tristezza di stare soli a riparare attrezzature ed elettrodomestici, la maggior parte preferisce alzarsi la mattina e andare nella “giungla”. Ci sono, anche se la minoranza, quelli che cercano un lavoro tranquillo, magari rilassante e solitario come il famoso custode dell’isola australiana Hamilton che ha dovuto spuntare il posto di lavoro contro migliaia di candidati. L’eccezione di lusso? L’attuario di assicurazioni: lavora poco, è specializzato, non si stressa e fa carriera. È il primo della lista!

venerdì 20 agosto 2010

Stress da lavoro: a fine anno la valutazione

Si fa in tempo fino al 31 dicembre 2010 a rilevare e valutare il nuovo rischio da stress lavoro-correlato, sia nel pubblico sia nel privato.

Con l’emendamento introdotto al comma 12 dell’articolo 8 del Dl 78/2010, il Senato ha infatti approvato il rinvio di una scadenza che preoccupava gli operatori del settore, non solo per la complessità della materia, ma anche per la mancanza di indicazioni da parte dell’apposita commissione.

Il comma 1-bis), articolo 28 del Dlgs 81 del 2008 stabilisce che la valutazione dello stress lavoro-correlato deve essere effettuata nel rispetto delle indicazioni fornite dalla commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro ex articolo 6, comma 8, Dlgs 81/08, e che il relativo obbligo decorre dall’elaborazione delle predette indicazioni e comunque, anche in difetto delle stesse, a far data dal 1° agosto 2010. È proprio questa la data che ora è rinviata al 31 dicembre 2010.
Lo stress lavoro-correlato, che non va confuso con il mobbing, può potenzialmente colpire in qualunque luogo di lavoro e qualsiasi lavoratore, e la sua valutazione è volta ad individuare le fonti che possono comportare infortuni o danni diretti alla salute nonché a cogliere i segnali che possono indicare la presenza di stress. Prevenire, ridurre o eliminare il problema può voler dire più efficienza e, soprattutto, consente di apportare miglioramenti nelle condizioni di salute e sicurezza sul lavoro. Si tratta, quindi, di riconoscere nell’organizzazione del lavoro alcuni indicatori di rischio che possono causare stress, fra cui i più comuni possono essere:

• orari di lavoro troppo lunghi o imprevedibili, turni particolarmente faticosi;

• carichi di lavoro eccessivi oppure troppo ridotti, monotonia o frammentarietà del lavoro;

• incertezza degli incarichi e dei compiti, mancanza di informazioni e/o di formazione;

• posture scomode o stancanti, posti di lavoro inadeguati, temperature elevate o basse, eccessivo rumore eccetera.

Le indicazioni in materia non sono chiare tanto che il ministero del Lavoro ha espresso la necessità di approfondimenti.

Quello che manca è soprattutto l’elaborazione delle procedure standardizzate che dovrebbero essere seguite dai datori di lavoro che occupano fino a dieci lavoratori e che possono effettuare la valutazione dei rischi da stress lavoro-correlato secondo standard che tengono conto dei profili di rischio e degli indici infortunistici di settore.

I datori di lavoro che non superano questi limiti dimensionali possono, comunque, fino alla scadenza del diciottesimo mese successivo alla data di entrata in vigore del decreto interministeriale che fissa i parametri – e, comunque, non oltre il 30 giugno 2012 – autocertificare l’effettuazione della valutazione dei rischi.

(Fonte: Il Sole 24 Ore di mercoledì 21 luglio 2010)

giovedì 19 agosto 2010

domenica 15 agosto 2010

Stresss...............

sabato 7 agosto 2010

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